EGM (Euronext Growth Milan): dove nascono i nuovi campioni d’impresa
In un'intervista rilasciata a THEGATE, Simone Strocchi, fondatore di Electa, partner di IPO Club, ci offre un'istantanea e uno sguardo concreto sull’EGM di Borsa Italiana. Secondo Strocchi, la volatilità sarà ancora protagonista per il mercato azionario italiano, ma il segmento dellePMI, specialmente quelle con forti fondamentali, potrebbe beneficiare di una fase di sottovalutazione e dell’emergere di nuovi veicoli di investimento come i fondi chiusi sostenuti da CDP.

In un’intervista rilasciata a THEGATE, Simone Strocchi, fondatore di Electa, partner di IPO Club, ci offre un’istantanea e uno sguardo concreto sull’EGM di Borsa Italiana. Secondo Strocchi, la volatilità sarà ancora protagonista per il mercato azionario italiano, ma il segmento dellePMI, specialmente quelle con forti fondamentali, potrebbe beneficiare di una fase di sottovalutazione e dell’emergere di nuovi veicoli di investimento come i fondi chiusi sostenuti da CDP. Investire sull’EGM significa supportare storie imprenditoriali di successo e promuovere il consolidamento di filiere leader a livello internazionale. Per Strocchi, la selezione delle small cap vincenti passa dalla visione degli imprenditori, dalla capacità di crescita e aggregazione, e dal focus su indicatori concreti come il Free Cash Flow Yield. Tra i principali trigger per il prossimo trimestre restano le operazioni M&A e le trimestrali, senza dimenticare l’attenzione da riservare agli effetti indiretti delle dinamiche commerciali globali. Chi investe in EGM deve saper guardare al valore duraturo, non solo ai volumi, scegliendo aziende sane, con potenziale di crescita strutturale. “L’EGM è il ginnasio dove si formano i campioni del futuro”, sottolinea Strocchi: uno stimolo a puntare su aggregazione, innovazione e lungimiranza.
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Dott. Strocchi, quali sono i principali driver che, secondo lei, influenzeranno l’andamento del mercato azionario italiano nei prossimi 6-12 mesi?
Penso permarrà una certa volatilità, legata alle incertezze economiche e geopolitiche e al loro impatto su consumi e produzioni.Un rinnovato interesse per le PMI (EGM e STAR) con buoni fondamentali potrebbe essere stimolato dall’evidente sottovalutazione di molti titoli di società solide e, forse, dalla nascita di nuovi fondi chiusi sostenuti da FSNI (il fondo di fondi di CDP).
Quali comparti dell’EGM o di Borsa Italiana ritiene oggi più promettenti e perché? Quali ha inserito nella sua watch-list?
Siamo investitori di lungo periodo e lavoriamo per sostenere la crescita d’impresa con capitali abilitanti. Con i fondi IPO CLUB, lanciati insieme ad Azimut, favoriamo l’ingresso e lo sviluppo in Borsa attraverso formule di pre-booking, che garantiscono certezza di chiusura del book, sicurezza nell’ammissione a negoziazione e supporto continuativo nel tempo.Affianchiamo imprenditori e manager, con particolare attenzione alla crescita per acquisizioni e al rafforzamento organizzativo.Lo abbiamo fatto in molte storie di successo: da Sesa a Italian Wine Brands, da Pharmanutra a Digital Value, fino a Magis.Oggi lavoriamo anche con società che seguono percorsi di IPO tradizionale o già quotate, attraverso formule di Private Investment in Public Equity (PIPE) strutturato. Offriamo soluzioni uniche per sostenere crescita o riassetti azionari, superando i limiti che la “siccità” di liquidità sul mercato rende più complessi. Analizziamo con rigore i fondamentali e le prospettive di sviluppo, favorendo la nascita di campioni di distretti e filiere capaci di competere nel mondo.
Quali criteri quantitativi e qualitativi predilige quando valuta una small cap da inserire in portafoglio?Cerchiamo imprenditori e manager visionari. Guardiamo molto alla potenzialità di crescita e alla disponibilità a promuovere consolidamenti di settore. Ci piace lavorare con imprenditori che, tra l’egoismo della governance forte e la forza dell’aggregazione, scelgono la seconda. Cerchiamo predatori, non prede — compratori, non venditori — persone disposte a far parte di un gruppo più grande, che pensano in grande. Del resto, non possiamo continuare a proporre sui listini una polverizzazione di microcap che non incontra l’interesse degli investitori. L’ho detto più volte: l’EGM è il ginnasio di Borsa Italiana, serve a formare campioni anche per aggregazione, da proporre poi a una platea più ampia con il translisting.
Potrebbe indicarci due-tre titoli che reputa particolarmente interessanti in questo momento?
Chi si loda si imbroda. Ma ci sono titoli molto interessanti come Sesa, Italian Wine Brands, o società con un forte IP che possono contare, al di là degli “starnuti” di mercato, su un’onda lunga espansiva come Pharmanutra. Ci sono anche gruppi ben posizionati come NextGeo: in questo momento le infrastrutture critiche sottomarine stanno diventando centrali, e la capacità di mappare i fondali è cruciale per realizzarle o controllarle. Al di là dei singoli nomi — con cui si fa sempre torto a qualcuno — invito a guardare ai fondamentali e, in particolare, al Free Cash Flow Yield, cioè il rapporto tra cassa libera generata ogni anno e capitalizzazione di mercato. Scoprirete molte opportunità davvero interessanti.
Quali eventi (risultati trimestrali, piani industriali, M&A, ecc.) potrebbero costituire trigger importanti per il segmento small cap nel prossimo trimestre?
Il principale trigger resta l’M&A: le società che hanno dimostrato capacità di aggregazione e crescita, posizionandosi tra i leader di settore, sono da seguire con attenzione. Poi ci sono le trimestrali, e ancor più le semestrali. Si parla molto degli effetti dei dazi americani: presto li vedremo concretamente. Molte società dimostreranno che il dazio, applicato sul prezzo FOB del prodotto venduto negli USA, sarà ampiamente assorbito dalla lunga catena distributiva americana, che ne moltiplica sovente il prezzo fino al consumatore finale e ha quindi ampia capacità di contenerne l’impatto. Mi preoccupa di più l’effetto indiretto, cioè l’onda di ritorno di merci rese più competitive sui mercati globali non americani: è un fenomeno più difficile da quantificare e prevedere.
Come bilancia il potenziale di crescita delle small cap con la loro maggiore volatilità e liquidità limitata?Fortunatamente non abbiamo l’obbligo di rispettare indici di liquidità di portafoglio. Non gestiamo fondi UCITS, ma fondi chiusi, non ossessionati dai benchmark trimestrali. Operiamo insieme ad Azimut con un ecosistema di piattaforme e strumenti finanziari innovativi, con cui cerchiamo di sostenere sviluppo e condivisione di valore nel tempo. E questo approccio ci ha dato ragione, se guardiamo al track record dei ritorni a multipli sull’investito.
Qual è l’arco temporale medio del suo investimento in piccole capitalizzazioni e come decide quando uscire da una posizione?
Siamo long-term investor. Quando investiamo, chiediamo all’imprenditore di rendere credibili i propri piani, accettando di riqualificare parte delle azioni in PAS (Price Adjustment Shares), che vengono cancellate se non c’è un’evoluzione virtuosa dei fondamentali (EBITDA e PFN). Guardiamo e chiediamo di guardare l’orizzonte, non le punte dei piedi: non ci spaventa restare anche cinque o più anni su un titolo performante. Non abbiamo sete di volumi, ma fame di valore.
Che consiglio darebbe a un investitore privato che vuole approcciare oggi il mercato EGM?
Guardate il Free Cash Flow Yield — non di un solo anno, ma quello ricorrente — e comprate società sane che lo esprimono in doppia cifra (a meno che non producano beni destinati per obsolescenza o vincoli a sparire dal mercato). Partite da quelle che sono cresciute per aggregazione e che oggi si collocano tra i leader, anche nei settori di nicchia.